La bellezza del nostro mare attrae irresistibilmente molti appassionati. Alcuni si accontentano di una gita in barca per ammirare le scogliere granitiche, per divertirsi a pesca e altri per immergersi nelle sue limpidissime acque ed esplorarne gli incantevoli fondali. A volte, purtroppo, chi si dedica alla pesca sportiva non rispetta le norme che disciplinano questa attività e ciò provoca notevoli danni al sistema biologico.
Le immersioni dei sub effettuate con l’ausilio delle bombole sono molteplici. Ma quanti di loro si dedicano alla semplice pesca sportiva o alla semplice esplorazione dei fondali. Parecchi, attrezzati di martello e scalpello, si dedicano alla pesca del dattero di mare, danneggiando irreparabilmente il fondale roccioso del mare e del litorale.
La scarsa informazione, ma anche la poca sensibilità favoriscono l’aumento di questi casi, ignorando l’alto prezzo che la natura è obbligata a pagare. Infatti, martellando gli scogli sommersi per estrarre i datteri, si rimuove la patina biologica del fondale marino, favorendo lo spopolamento degli organismi che lì hanno il loro habitat.
Infatti, questo tipo di pesca favorisce l’estinzione della specie; la scienza afferma che occorrono decine di anni affinché il dattero di mare raggiunga dimensioni commerciali. Ed è per questo motivo che la pesca, la detenzione e la commercializzazione di questo mollusco è assolutamente vietata.
A questo proposito, cosa possiamo fare per custodire e tutelare le coste, affinché il dattero di mare ripopoli i nostri fondali?
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