Area marina protetta CapraiaIL CONSIGLIO DIRETTIVO

visto l'art. 1 “Ambito territoriale” dell'Allegato A del DPR 22.07.1996 istitutivo del Parco Nazionale Arcipelago Toscano che individua la parte a mare protetta che circonda l'Isola di Capraia (circa 168 kmq), avente un'estensione dalla linea di costa di 3 miglia nautiche;

visto il Piano del Parco Nazionale Arcipelago Toscano approvato con Delibera di Consiglio Regionale della Toscana n. 87 del 23.12.2009  e relativa variante approvata con Delibera di Consiglio Regionale della Toscana n. 47 del 11 luglio 2017;

viste la Direttiva Habitat 92/43/CEE, recepita in Italia con il D.P.R. n. 357 del 8.9.1997, integrato e modificato con il D.P.R. n. 120 del 12.3.2003, e la Direttiva Uccelli 79/409/CEE e nella sua modifica successiva attuata dalla nuova direttiva 2009/147/CEE recepita dall’Italia con la Legge n. 157 del 11.2.1992 ed integrata successivamente dalla Legge n. 221/2002 con ss.mm.ii;

atteso che le acque protette dell'Isola di Capraia sono inserite nel sistema della RETE NATURA 2000 con i siti ZSC IT5160006 e della ZPS IT5160007,  Isola di Capraia - area terrestre e marina, la cui estensione è simile a quella dell'area protetta a mare del PNAT;

considerato che tutto il sistema pelagico che circonda l'isola di Capraia fa parte dell'area protetta “Santuario dei Cetacei” incluso in area ASPIM (Area Marina Specialmente Protetta), istituito nel 1999 e reso esecutivo con Legge n. 391 del 11.10.2001, con il perseguimento di obiettivi finalizzati alla tutela dei mammiferi marini;

dato atto che le acque circostanti l’Isola di Capraia rappresentano un sistema pelagico e demersale importante per la tutela della biodiversità degli ecosistemi marini toscani, nazionali e del Mar Mediterraneo;

preso atto dell'interconnessione tra il sistema delle biocenosi litoranee con quelle del sistema afitale e profondo, di piattaforma e di scarpata continentale;

visto lo studio dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) “Completamento della Rete Natura 2000 per il tursiope (Tursiops truncatus) e la tartaruga marina (Caretta caretta): risoluzione insufficienze scaturite dal seminario biogeografico marino di Malta (27-29 settembre 2016)” dal quale emergono elementi importanti per la conservazione di queste due specie, presenti nelle acque che circondano l'Isola di Capraia;

considerato che le principali pressioni per il tursiope  sono costituite dalla diminuzione nelle aree costiere degli stock ittici, dall’inquinamento delle acque marine, dagli sport nautici a motore  e dalla navigazione, dalle catture accidentali con attrezzi da pesca;

dato atto che per quanto concerne la specie Caretta caretta, in mare aperto le minacce principali sono rappresentate dalla mortalità indotta dalla cattura accidentale in attrezzi da pesca, dalle possibili collisioni con imbarcazioni e natanti di vario tipo, dall'inquinamento ed dall'ingestione di plastiche; rispetto al bycatch, questo è principalmente dovuto all'uso di palangari pelagici, secondariamente  alle reti a strascico, seguito da altri strumenti di pesca (Casale P. 2011 - Sea turtle by-catch in the Mediterranean. Fish and Fisheries, 12: 299-316);

atteso che con Deliberazione del Consiglio Regionale della toscana n. 2 del 14.01.2020, è stato istituito il nuovo Sito di Importanza Comunitaria (SIC) a mare dedicato ai delfini e denominato “Tutela del Tursiops Truncatus” (codice Natura 2000 IT5160021) che include le acque pelagiche circostanti l'Isola di Capraia, con ben  3.740  kmq dedicati alla protezione di questo mammifero marino;

considerato che a nord dell'Isola di Capraia è presente un SIC “Scarpata Continentale dell'Arcipelago Toscano-IT5160020” caratterizzato dalla presenza di biocenosi a coralli profondi, con dominanza a Desmophyllum dianthus, Madrepora oculata e Lophelia pertusa; tale struttura rappresenta un habitat particolarmente ricco e significativo per i fondali mobili batiali;

considerato che l’UNEP (United Nations Environment Programme) sostiene l'importanza della protezione delle comunità dei sistemi afitali (popolamenti in grotta, canyons, associazioni a Antipatharia, facies a Pennatula, ecc.) per la loro funzione ecologica, ritenendo prioritaria l’istituzione di aree marine protette (Draft action plan for the conservation of dark assemblages of the Mediterranean sea, 11° Meeting of the Focal Points for SPAs);

atteso che a nord ovest dell’Isola di Capraia, ad una profondità compresa tra i 100 e i 200 m, sulla piattaforma continentale sono presenti contemporaneamente aree di nursery del nasello (Merluccius merluccius) , del gambero rosa (Parapenaeus longirostris) e se pur in maniera minore, del polpo moscardino (Eledone cirrhosa); la presenza di facies del crinoide Leptometa Phalangium conferisce a tali fondali peculiarità per supportare fauna con elevata biodiversità specifica e produttività (CIBM- Livorno 2013 – Report Finale Progetto INTERREG COREM);

considerato che la pesca a strascico è ritenuta essere spesso il più significativo elemento di disturbo dei fondali marini, con conseguenze molto variabili; detta pesca infatti può modificare la fisica dei sedimenti, alterando i processi chimici in atto, può avere impatti diretti (prelievo e distruzione) o indiretti (alterazione di habitat) con comunità di invertebrati e vertebrati bentonici, con riduzione in consistenza, biomassa, taglia e produttività, composizione specifica dei popolamenti (Mc Connaughey R.A. 2020, Choosing best practices for managing impacts of trawl fishing on seabed habitats and biota, Fish and Fisheries. 2020;21:319–337);

 

valutata pertanto la necessità di ridurre detto tipo di disturbo agli ecosistemi profondi che circondano l'Isola di Capraia;

dato atto che a Capraia sui fondali della piattaforma continentale è stata rilevata e mappata la presenza di fondi ad Alghe Calcaree Libere (Cinelli et al., 1995) che sono inseriti nella Variante V dell’habitat N2000 1110 della Direttiva 92/43/CEE; dette formazioni danno origine a “letti a Rodoliti” (rhodolith beds) o “fondi a Maërl” di natura organogena, articolate in numerosi microhabitat, che condiziona lo sviluppo di una ricca biodiversità sia di substrato duro, sia di substrato molle, oltre che di specie demolitrici, fossorie e interstiziali;

dato atto che occorre incrementare il monitoraggio delle comunità bentoniche dei fondi mobili del Detritico del Largo, al fine di individuare hot spot e associazioni di importanza conservazionistica;

atteso che uno studio redatto da ISPRA individua tra le potenziali ZPS marine nell'area tirrenica, l’Arcipelago Toscano quale area ad elevato grado di priorità conservazionistica,  dovuto alla presenza di popolazioni nidificanti di 4 specie di uccelli marini in Allegato 1 della Direttiva Uccelli (Berta maggiore, Berta minore, Marangone dal ciuffo e Gabbiano corso) e in particolare alla presenza di un insediamento di Berta minore di rilevanza internazionale (Montecristo) e ad una media annua di 2 colonie di Gabbiano corso variabilmente distribuite su una gamma di 8 diversi ambiti insulari (Baccetti N. et Al. 2018, Report “Uccelli marini: indicazioni per il completamento della rete Natura 2000);

considerato infatti che, nonostante molte delle minacce legate a queste specie ornitiche siano connesse ai siti di nidificazione, una parte delle criticità  si attribuisce al sistema pelagico, quali  ad esempio il calo delle risorse ittiche, le catture  accidentali (bycatch), l’inquinamento da idrocarburi e l'ingestione di plastiche;

preso atto della recente segnalazione della presenza della Foca monaca (Monachus monachus), considerata a livello globale “Critically endargered”;  in Italia la specie è classificata “Carente di Informazioni (DD)” in quanto gli avvistamenti registrati non sono sufficienti per la valutazione dell'effettiva presenza di una popolazione residente;  l'esame di ISPRA effettuato su svariati avvistamenti in acque italiane apre interrogativi ancora non risolti sugli esemplari avvistati che potrebbero essere individui originari di colonie situate in paesi limitrofi all'Italia ed in fase di dispersione oppure appartenenti a resti di colonie una volta residenti in località italiane; in ogni caso in Italia la foca monaca gode di protezione assoluta con monitoraggi attivi e passivi su tutto il territorio nazionale;

considerato che nelle ultime settimane è stata accertata la presenza di almeno un esemplare di Foca monaca (Monachus monachus) nell'area protetta a mare dell’Isola di Capraia all'interno del perimetro del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, tutelato dal citato D.P.R. 22.07.9, situazione di straordinario valore conservazionistico, completamente inaspettata e imprevedibile dopo circa 60 anni di mancati avvistamenti presso l’Isola di Capraia;

visto che storicamente la popolazione della Foca monaca era ripartita lungo le coste atlantiche del Marocco, della Mauritania e delle isole Azzorre, Canarie e Madeira e lungo la maggior parte delle coste rocciose  del Mediterraneo e del Mar Nero, mentre allo stato attuale la distribuzione è estremamente frammentata e in Mediterraneo le principali colonie si trovano lungo le coste greche, turche e cipriote;

considerato che in Italia la specie sopravviveva fino alla metà del secolo scorso in alcune località continentali italiane e della Sicilia, della Sardegna e delle isole minori e che l’assenza di evidenza di attività riproduttive e la complessiva riduzione degli avvistamenti dagli anni ‘80 in poi ha portato a considerare la scomparsa della specie dalle coste italiane;

tenuto conto che la Foca monaca è protetta a livello nazionale in tutti i paesi del suo antico areale nelle rispettive legislazioni per la caccia, la pesca e/o per la tutela della fauna;

visto che la specie è inclusa nelle principali convenzioni internazionali per la tutela della fauna e dell'ambiente (firmate e ratificate in Italia e nella maggior parte dei paesi del bacino Mediterraneo), che vengono di seguito riportate:

- la "Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione" o CITES (Convention on International Trade in Endangered Species), firmata a Washington nel 1973, che include la foca monaca nell'Appendice I, proibendone ogni forma di commercio degli esemplari vivi o morti e di qualsiasi derivato da essi

- la "Convenzione sulla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente in Europa" (Convention on Conservation of European Wildlife and Natural Habitats), firmata a Berna nel 1979, che include la specie nell'Appendice II, proibendone ogni forma di uccisione o disturbo degli animali e sancisce la necessità di designare aree speciali per la sua conservazione

- la "Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici degli animali selvatici" o CMS (Convention on the Conservation of Mygratory Species of Wild Animals), firmata a Bonn nel 1979, che include la Foca monaca nelle Appendici I e II sancendone rispettivamente la conservazione dell'habitat e la necessità di accordi internazionali per la sua protezione;

considerato che la Foca monaca è inclusa anche nell'Allegato II del "Protocollo per le aree specialmente protette e per la diversità biologia nel Mediterraneo" (Protocol for Specially Protected Areas and Mediterranenan Biological Diversity) del 1995 all'interno della "Convenzione di Barcellona sul Mar Mediterraneo" (Barcellona Convention on the Mediterranean Sea, 1979) e che la specie è classificata come minacciata ed in pericolo di estinzione per cui necessita adeguata tutela, conservazione e gestione;

preso atto che la Foca monaca (Monachus monachus) è specie inserita nella Red List della IUCN, attualmente classificata come specie “Endangered” ovvero “In Pericolo” (EN), condizione per la quale la specie è considerata potenzialmente a rischio di estinzione, con assoluta priorità di ricerca e di monitoraggio;

preso atto, altresì, la Foca monaca è classificata specie prioritaria per l'Unione Europea, come codificato dalla Direttiva Habitat (92/43/EEC), inclusa nell'Allegato II (designazione di aree di speciale conservazione) e nell'Allegato IV (protezione stretta);

 considerato che la Foca monaca rappresenta il più raro mammifero marino in Europa ed è considerata una delle specie più minacciate del Pianeta Terra, con un contingente complessivo attuale stimato in circa settecento esemplari;

 ritenuto fondamentale l’importanza di ampie zone tamponi per limitare gli effetti negativi  causati da attività antropiche, quali ad esempio l'inquinamento da rifiuti, idrocarburi, inquinamento sonoro legato al traffico marittimo, oppure l'eccessivo prelievo di risorse ittiche, non solo alle specie ed agli habitat propri del sistema pelagico e benthonico profondo, ma anche agli altri organismi presenti nel sistema litoraneo dell’Isola di Capraia così straordinariamente ricca ed importante dal punto di vista conservazionistico;

preso atto della deliberazione della Giunta Comunale di Capraia Isola n. 48 del 23.07.2020 nella quale , tra le altre decisioni, ha stabilito di proporre al parco nazionale Arcipelago Toscano di allargare il perimetro dell’area protetta a mare a 6 miglia nautiche dalla linea di costa;

ritenuto pertanto che, in ragione dei numerosi elementi specificati ai precedenti punti e della richiesta specifica avanzata dal Comune di Capraia Isola, sia opportuno proporre un ampliamento  del perimetro dell'attuale area protetta a mare dell'Isola di Capraia a 6 miglia nautiche dalla linea di costa, secondo la proposta cartografica che si allega al presente provvedimento per farne parte integrante e sostanziale;

valutato opportunamente il parere tecnico – amministrativo della Direzione dell’Ente, allegato, parte integrante della presente deliberazione;

preso atto del risultato della votazione effettuata nel corso dell’odierna seduta di cui sarà redatto

verbale da cui risulta che, dopo ampio dibattito, con voti unanimi (presenti ____) si assume la seguente deliberazione:

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DELIBERA

Per le motivazioni espresse in premessa che qui si intendono integralmente richiamate:

  • di ritenere prioritaria la tutela degli ecosistemi marini litoranei compresi all'interno del perimetro del Parco Nazionale  Arcipelago Toscano presso  l'Isola di Capraia;
  • di evidenziare l'importanza, ai fini della tutela delle risorse dei sistemi fitali, degli altri sistemi pelagici e benthonici profondi, da mantenere in un buono stato di conservazione, al fine di ridurre e di contenere le minacce che vanno ad interferire direttamente o indirettamente con le specie e gli habitat protetti;
  • di adottare le misure ritenute più opportune per tutelare la specie Foca monaca (Monachus monachus) nelle acque intorno all’Isola di Capraia;
  • di richiedere al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare l’immediata attivazione delle procedure per estendere il perimetro dell’area protetta a mare dell’Isola di Capraia fino a 6 miglia nautiche dalla linea di costa, secondo la proposta cartografica che si allega al presente provvedimento per farne parte integrante e sostanziale;
  • di trasmettere la presente Deliberazione al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, alla Regione Toscana e al Comune di Capraia Isola;
  • di dare atto che la presente Delibera verrà pubblicata all’Albo pretorio on-line dell’Ente Parco e nelle apposita sezione di “Amministrazione Trasparente” sul sito istituzionale www.islepark.it dell’Ente Parco.