scritto da greenreport.it 

di Luca Aterini

È stato presentato oggi a Firenze l’annuario Arpat 2022, col quale l’Autorità regionale per la protezione ambientale della Toscana offre un quadro dettagliato e aggiornato al 2021 sullo stato di salute dell’ambiente toscano.

Il rapporto si articola in 100 indicatori ambientali, sviluppati attorno a sei aree tematiche: aria, acqua, mare, suolo, agenti fisici e sistemi produttivi. Si tratta di «uno strumento essenziale non solo di conoscenza, ma anche di governo del territorio e di misura dei nostri comportamenti – spiega il presidente della Regione, Eugenio Giani – L’Annuario è uno specchio che ci mostra cosa sta davvero succedendo, qual è il reale impatto ambientale della nostra società, cosa dobbiamo davvero agire per ridurre il nostro peso ambientale, proteggendo l’ecosistema».

Guardiamo dunque, in sintesi, ai principali risultati che emergono lungo le varie aree tematiche, a partire dalla qualità dell’aria che, nel 2021, fa emergere una situazione complessivamente positiva, come avviene ormai da diversi anni. Al solito, non mancano però alcune criticità riconducibili a tre inquinanti: PM10, biossido di azoto e ozono, con le aree più problematiche riconducibili a Valdarno pisano, Piana lucchese e agglomerato fiorentino.

Per quanto riguarda lo stato dei fiumi, il 2% di quelli toscani monitorati raggiunge nel 2021 l’obiettivo di qualità ecologica elevata e il 41% lo stato buono; relativamente allo stato chimico il 60% è in stato buono e il 40% non buono. Guardando invece allo stato chimico delle acque sotterranee, nel triennio 2019-2021 solo il 14% è nella fascia “buono”: confrontando i dati ambientali con quelli raccolti nel triennio precedente (2016-2018) si può affermare, in estrema sintesi, che lo stato delle acque sotterranee ha subito un peggioramento.

Per il mare invece, nel triennio 2019-2021 lo stato ecologico risulta elevato/buono per tutti i corpi idrici sottoposti a monitoraggio, fanno eccezione i corpi idrici di costa del Serchio e costa Albegna che risultano in classe sufficiente. Abbondano però i rifiuti, galleggianti o sulle spiagge: nel 2021, i rifiuti antropici presenti sulle spiagge sono quantificabili, mediamente, in poco più di  4 oggetti per metro lineare, ovvero 0,2 oggetti al metro quadro. Al contempo, si registra un numero di microplastiche nello strato superficiale del mare pari a circa 0,074 oggetti/mq, con concentrazioni più elevate nell’area settentrionale della Toscana rispetto a quella meridionale.

Continua il sostanziale stallo sulle bonifiche delle aree inquinate: dai dati estrapolati tramite Sisbon risulta che i siti interessati da procedimenti di bonifica nella nostra regione sono 4.883 e la superficie di suolo, in ettari, relativa a questi procedimenti è pari a 18.316 ettari. I procedimenti di bonifica attivi, ovvero in corso di svolgimento sono 2176, mentre quelli chiusi – ovvero che hanno concluso l’iter amministrativo – risultano 499.

Infine, i sistemi produttivi: nell’ambito della depurazione di reflui urbani, su 485 campioni analizzati in si sono riscontrati 29 superamenti di uno dei parametri contenuti nella tabella 1 e 48 dei parametri previsti dalla tabella 3. I controlli agli impianti di incenerimento nel 2021 sono stati 6, che hanno evidenziato non conformità inerenti aspetti tecnico gestionali relativi alle emissioni in atmosfera mentre per quanto riguarda i controlli analitici alle emissioni non si sono verificate irregolarità.

Sono stati poi controllati 98 impianti produttivi in possesso di autorizzazione integrata ambientale (Aia) di competenza regionale, corrispondente al 30% di quelli autorizzati: circa la metà degli impianti controllati sono stati sanzionati per irregolarità: nel 20% dei casi si è trattato di irregolarità amministrative, nel 47% penali e nel 33% sia penali che amministrative. Nella maggior parte dei casi, segnala Arpat, le irregolarità riguardano la gestione dei rifiuti.

Ben più serena, infine, la situazione delle centrali geotermiche: nel 2021 Arpat ha condotto 19 controlli alle emissioni in 18 diversi centrali su un totale di 36 gruppi produttivi, dislocati tra il monte Amiata e le Colline metallifere, e in nessun caso sono state rilevate irregolarità agli impianti.

«Questo approfondito quadro conoscitivo – evidenzia  l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni – da una parte mette la Regione nelle condizioni di poter assumere con consapevolezza piena scelte importanti per la Toscana, dall’altra garantisce ai cittadini un accesso trasparente e a 360 gradi ai dati ambientali».

Si tratta di un quadro conoscitivo dal quale, però, emergono considerazioni paradossali. Mentre sui territori le preoccupazioni ambientali dei cittadini, catalizzate dalle varie forme di comitatismo, si concentrano sulla contrarietà alla realizzazione di nuovi impianti utili alla transizione ecologica – che si tratti di fonti rinnovabili o di gestione rifiuti – il tanto temuto deturpamento del paesaggio procede indisturbato a causa della crisi climatica in corso, che proprio quegli impianti contestati si propongono di contrastare.

«Storicamente – argomenta nel merito il direttore generale di Arpat, Pietro Rubellini – l’Annuario è stato elaborato considerando le pressioni dirette antropiche come fattori di impatto principale attraverso “inquinamenti sensu latu”, alteranti la qualità preesistente dell’ambiente. Ormai la qualità dei comparti ambientali è considerevolmente influenzata anche dalle pressioni indirette legate ai cambiamenti climatici, che purtroppo amplificano gli impatti inquinanti attuali o cronicizzati, alterando le risorse naturali e ambientali, in termini quantitativi e qualitativi. La stabilità climatica e soprattutto la stagionalità del tempo meteorologico è venuta meno, incidendo, ad esempio, sulla capacità della risorsa idrica di rigenerarsi con le piogge, in maniera costante e con la consueta stagionalità».

   

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