nave toremar elbareportfonte elbareport.it  Scritto da  Pino Coluccia  

Forse qualche politico parvenu si dimentica che negli anni '70 del secolo scorso gli elbani, forze politiche popolari e istituzioni insieme, con significative manifestazioni si conquistarono la legge 169 che dopo anni di gestione privatistica dei trasporti marittimi ad opera di compagnie private, ultima la Navigazione Toscana

(che era comunque parzialmente sovvenzionata), finalmente rendeva pubblici i collegamenti, ma addirittura prevedeva che lo Stato, attraverso le Regioni, costituissero e gestissero compagnie pubbliche di Navigazione Regionali; nacquero così le compagnie navali, Toremar, Caremar e Siremar e fu veramente una svolta per i collegamenti con le Piccole isole, garantendo una effettiva continuità territoriale.
Furono aumentate le linee e gli orari, particolarmente quelli invernali, costruito un naviglio più capiente, sicuro e veloce, migliorate le infrastrutture portuali Elbane e Piombinesi, e le tariffe ed i prezzi più contenuti ed agevolati, che funzionavano da calmiere per le aumentate presenze di compagnie private.
Questa pubblicizzazione, cioè l'intervento pubblico nei servizi, dai trasporti, alla sanità, all'istruzione ecc. e nella produzione era tipica del cosiddetto Stato del benessere, cioè uno Stato che interveniva appunto nella produzione e nella società per sopperire ai vuoti lasciati dall'economia del mercato privato che agiva solo nei settori ritenuti vantaggiosi e di profitto, disinteressandosi degli altri d'interesse comune e particolarmente dei ceti popolari.
Questo tipo di Stato fu messo in discussione e mano a mano e nuovamente soppiantato dal mercato privato, basato sulla libera concorrenza, negli anni '80/90, con l'avvento della globalizzazione dell'economia, con le restaurazioni neoliberiste avvenute in tutti i Paesi occidentali ed in Italia con l'avvento del Berlusconismo, al motto "più Mercato e meno Stato". Fu in quegli anni che con una legge Europea fu stabilito il divieto per lo Stato, cioè per il pubblico, d'intervenire nell'economia e nei servizi dando il via alla liberalizzazione anche dei collegamenti marittimi di piccolo cabotaggio.
Questa mannaia arrivò anche all'Elba, facendo privatizzare e vendere al privato la compagnia pubblica, Toremar e compensando questo disastro, con Contratti di servizio pubblico Regionali da mettere a Bando sul mercato privato delle compagnie, per assicurare comunque la continuazione di un minimo di servizio pubblico per la cosiddetta continuità territoriale degli isolani. Oggi vediamo cosa questa politica liberista abbia portato e stia comportando nella vita quotidiana degli elbani o meglio di chi vive in aree e periodi dell'anno, considerate, dalla logica di mercato privato, sconvenienti e marginali, come appunto le piccole isole. Ripeto la logica del mercato privato è quella che preferisce solo ciò che porta profitto nell'immediato, che sia il flusso del turismo estivo con la logistica collegata (portare macchine) o la spesa sanitaria approfittando della carenza voluta dell'offerta pubblica o dell'istruzione. Inoltre questa logica di Mercato privato o della libera concorrenza porta sempre ad una carenza pianificata dei servizi, per ridurre i costi ed un altrettanto aumento dei prezzi e delle tariffe, come stiamo assistendo da tempo ed oggi. È appunto questa logica, che oggi è ancora più spalleggiata per la debolezza e rassegnazione della politica a contrastarla che ha ispirato queste decisioni drastiche delle attuali compagnie private Elbane di abbandonare il campo (periodo invernale).
Oggi molte di quelle forze politiche, dalla Lega, a Fratelli d'Italia, passando per Forza Italia che hanno inneggiato al libero mercato privato ed alla privatizzazione dei collegamenti marittimi delle isole minori vogliono furbescamente gestire la legittima e sacrosanta protesta degli elbani contro quelle Istituzioni e forze politiche che hanno al contrario sostenuto la fregatura della privatizzazione dei servi di trasporto marittimo. L'attuale compagine politica Governativa Nazionale favorisce, proprio perché non tutela l'interesse e l'intervento pubblico nei servizi, trasporti, sanità, istruzione pubblica, ma bensì tutto ciò che è privato, i comportamenti delle attuali compagnie private, alle quali interessano solo le occasioni o momenti per lucrare o come fanno solitamente denaro pubblico per mantenere i propri livelli di profitto.

Pino Coluccia

   
   

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