Libero compagno di Solitudine

 
Autore: Pasquale Fiorentino


Su di un molo dal vento
felice la pelle mi feci carezzare,
ma d'un tratto una voce mi fece destare:
"Stolto, desisti da questa gioia del momento!"

Verso me un vecchio puntò il bastone
che stretto era tenuto dalla sua magra mano.
Vidi i suoi occhi che non più potevan mirare lontano,
ma che attenti furon a percepire la mia emozione.

"Fuggi da colei che lesta rubò la mia felicità!
Essa è d'ingannevole e maligna natura,
mai più ti riprenderai dal male che ti procura...
Lei prima mi promise di diventar signore dell'universo e della sua infinità,

ma poi mi lasciò solo e povero mi fece invecchiare!"
Per quanto mi sforzassi non capivo a chi alludeva
e guardando i suoi grigi occhi m'accorsi che piangeva:
lacrime, che copiose e incontrollabili, iniziò a versare.

Struggente fu per il mio cuore
l'immagine di quell'uomo su di uno scoglio seduto
aspettando che la morte lo portasse via da questo mondo perduto.
Di nuovo mosse le labbra e mi parlò provato dal dolore:

"Quando ancora la giovinezza donava al corpo vigore,
svolgevo l'umile lavoro di marinaio su di una imbarcazione.
L'età rendeva l'animo debole ad ogni passione
mentre ora è colmo di fitto e assordante rancore.

Quando lei mi si avvicinò finì la mia esistenza:
la testa aveva coperta con un candido velo
e sembrava vestita con un pezzo di cielo...
Fu quest'angelo che mi spinse a preparar la partenza.

Ricordo i suoi occhi che fissi guardavano i miei:
erano di un forte giallo grano che due lucciole sembravano
e che accesero in me un fuoco strano.
'Codesta donna è certamente una tra gli dei...'

Cominciai a pensare e tale deduzione non era errata,
ma tra tutti, questa era sì la prima in bellezza,
ma pure colei che a gioire del dolore era avvezza.
E così se prima questa figura fu tanto amata

dopo suscitò solo odio e disprezzo.
Amante del mare e d'avventure, perchè qui rimani?
Parti, gonfia la vela e costruisci il tuo domani.
Ottieni ciò che vuoi, trova ciò che cerchi a qualunque prezzo!

Questo mi disse; ed io con un tocco di terrore le risposi:
Gentile signora, gl'occhi vostri l'animo mi riscaldarono,
le parole, invece, l'alta mente ammaliarono.
Perdonatemi solo se, per caso, i toni miei non son rispettosi

e possiate farmi luce su ciò ch'io ora vi domando:
di chi sono quest'occhi che sembrano comete cadute?
Li possiede donna umana o membra d'angelo da me venute?
E s'io dovessi partire, verreste con me non indugiando?

La vostra presenza più piacevole renderà il viaggiare.
Com'io finì, lei cominciò ad aprir bocca:
Per rispondere alla prima domanda, darti una spiegazione mi tocca:
nè natura umana, nè natura angelica in me puoi trovare,

ma ti posso dire che tutti s'impegnano a cercarmi
chi mi trova un sorriso sul suo volto si vede fiorire,
per chi mi è estraneo la sorte gl'impone di soffrire.
Più volte hai sentito la gente invocarmi:

Libertà! hai udito da tutti gridare a pieni polmoni.
Felice sarà ad accompagnarti verso il tuo destino,
nella buona e nella cattiva sorte ti starà sempre vicino.
Udendo quelle parole pensai che tra tutti i doni

questo era il più bello che la vita mi potesse offrire.
Subito partii in sua compagnia armato di fiducia e speranza
e la felicità nel mio cuore toccava i limiti dell'oltranza.
Ma dopo i primi mesi gai, iniziai a patire:

mare e tempo divennero avversi
e non più il volto, ma le spalle della signora miravo.
La fredda Solitudine non più sopportavo
e più volte il ricordo era volto ai compagni ormai persi.

Una mattina gelida d'inverno, il mare mi prese;
quindi chiesi aiuto senza indugio alla signora
pregandola affinchè quella non fosse la mia ultima ora.
Ma lei volgendomi il suo sguardo che nulla aveva di cortese

mi disse guardandomi annegare:
L'unico sostegno che già ti ho dato è renderti indipendente
da tutto ciò che possa ostacolare il corpo e l'alta mente.
Non a me quindi, ma ad un altro devi supplicare.

A quelle parole m'impegnai a pensare:
se qualcun'altro con me fosse venuto
della gioia, dono della signora, non avrei goduto:
sol uno la sua unicità può contemplare!

Degna compagna della Libertà è quindi la Solitudine.
Mi arresi perciò alle onde e alla realtà
maledicendo allora e per sempre quella mia viltà."
Da allora ricordare quell'evento fu per me un'abitudine.